Stefano de Simone il federale di Benevento si racconta

 manoscritto 

Agli inizi di agosto il prefetto Cimoroni mi comunicò che con deliberazione del 9 agosto del Ministero delle Corporazioni, di concerto col ministero degli Interni ero stato nominato, in sostituzione del dimissionario avvocato Alfredo Marinaro, vice presidente del Consigilo Provinciale di Benevento: un altro fulmine a ciel sereno.

Il decreto, che conservo fare le mie carte è firmato dai ministri Bottai ed Arpinati. Questa nomina mi dette molto lavoro almeno tre volte per settimana e mi procurò le felicitazioni del Professore Jemma e dell’aiuto Professore Auricchio ai quali Luigino Cerza aveva comunicato la notizia ed anche gli amici di Capua dimostrarono la loro soddisfazione da Caserta poi mi giunsero lettere e telegrammi di congratulazioni.

In effetti i vice presidenti avevano nel campo dell’economia provinciale grande rilevanza perché il prefetto che ne era il Presidente lasciava al vice largo campo di azione, limitandosi a dare direttive di massima.

Sempre in agosto, in data 11 il segretario federale mi chiamava a far parte della commissione di disciplina che poi non ebbe mai la necessità di riunirci.

Il 25 Novembre in concomitanza delle nomine rituali fui riconfermato nella carica del Consiglio dell’economia ed il giorno seguente nel mentre il rettorato si felicitava per avere un suo membro nominato a cui alta carica mi dava una bella gatta da pelare , cioè la nomina di delegato al Brefotrofio Provinciale, incaricandomi di presentare entro il termine di due mesi una relazione per la migliore sistemazione dei vari servizi. Cercai di esimermi, come già precedentemente avevo fatto, ma il duca Di Somma mi fece presente che S. E. il Prefetto lo aveva incaricato di insistere sul mio nome perché essendo estraneo all’ambiente della vecchia provincia sannita potevo portare nella missione avuta il contributo della capacità professionale e l’assoluta indipendenza di giudizio sulle persone. Mi toccò quindi di accettare l’incarico precisando però che avendo impegni di studi e di altri incarichi amministrativi reputavo inadeguato il termine assegnatomi per il compimento della mia indagine e furono tutti concordi a non pormi limitazioni.

Trovandomi sul posto pregai il segretario generale dott. Frosina di convocare l’impiegato che aveva l’incarico di Segretario del Brefotrofio, un fascista dei vecchi che aveva lavorato con Clinio Ricci, che preso nota della mia decisa volontà di procedere ad una accurata ispezione su tutto ciò che nel brefotrofio si praticava, mi promise di approntare gli elementi sui quali avrei portato la mia osservazione.

Mi recai poi dal prefetto che ringraziai per la considerazione in cui mi aveva e che mi parlò diffusamente della situazione del Brefotrofio e delle voci non benevoli che circolavano su persone che per essere infeudate con vecchi esponenti della politica, credevano di essere intoccabili. Mi disse che avrebbe gradito di essere messo al corrente del mio pensiero dopo che l’esame della documentazione amministrativa mi avesse fatto avere chiare sulla situazione. Al consiglio Provinciale dell’Economia ebbi la fortuna di trovare nel segretario una persona retta, colta ed in perfetta linea per cui mi fu piacevole iniziare il mio lavoro.

Vennero poi a salutarmi i presidenti di tutte le categorie che formavano il Consiglio corporativo e fra questi un minieri che rappresentava gli Industriali del quale in prosieguo di tempo diventai molto amico.

I consigli Provinciale dell’economia originati dalle camere di Commercio per la nuova impronta organizzativa creata dal fascismo avevano tratto una più spiccata vitalità ed un impronta di maggiore vigore.

Noi di Benevento partecipavamo alle due grandissime manifestazioni fieristiche quella di Milano che si effettuava dal 12 al 27 aprile e quella del lavante che si effettuava a Bari dal 6 al 21 settembre. Avevamo nell’area delle due Fiere chioschi ampi e dignitosi dove esponevamo i prodotti della nostra Provincia primo tra tutti il liguore Strega seguiti dai vari tipi di torrone l’acuqa sulfurea di Telese, i vini di solopaca i tessuti ed i tappeti di Pontelandolfo ed anche il miele contenuto in simapatici vasi di vetro. Facevamo anche una mostra di campioni di marmo di Vitulano e prodotti artigianali in ferro, merletti, costumi tipici e mostra fotografica del paesaggi sanniti e degli antichi monumenti dell’arco Traiano al teatro romano al Chiostro di Santa Sofia alla Rocca dei rettori. Provvisoriamente gli uffici del Consiglio erano sistemati in un vecchio palazzo del centro Cittadino, tenuti in fitto ma per iniziativa del prefetto Cimoroni erano in  costruzione gli uffici delle nuova sede di Palazzo dell’Economia e del lavoro di fronte alla prefettura in una nuova Piazza ampia che doveva segnare l’inizio di un vasto complesso edilizio, secondo le linee tracciate dal nuovo piano regolatore. Si avvicinava però il periodo degli esami….

Supera gli esami della specializzazione in pediatria congratulazione dal Primario Jemma  e all’amico Luigino Cerza di San Giorgio del Sannio.

Intanto dovevo portare a termine la relazione per il Brefotrofio e Del Piero mi approntava tutti gli elementi sul disservizio dell’Organizzazione sia sanitaria che Amministrativa e fresco degli studi di Pediatria già m’ero reso conto delle carenze gravi in atto.

“Chiedo venia, Signor presidente e camerati rettori, se con qualche ritardo assolvo il compito assegnatomi di portare cioè la mia attenzione sull’organizzazione del brefotrofio Provinciale e dell’annessa sala di Maternità chiamandovi a considerare che la non facile ricerca di elementi e documenti, la facilità delle affermazioni scandalistiche e kla difficoltà di attuarle tradotte in regolari dichiarazioni, la necessità di tener sempre segrete le indagini (segreto cui solo recentemente si è venuto meno per la bestiale idiozia e malvagità costituzionale di un dipendente della nostra amministrazione) la resistenza passiva e la congiura del silenzio di quelli che leverebbero potuto e dovuto fornirmi elementi di fatto oper la mia fatica, ha influito a farmi indugiare  prima di rassegnare a voi queste note che varranno a darci una idea della necessità da parte nostra di guardare con più interesse e con maggiore dettaglio nel nebulato complesso amministrativo e scientifico degli Enti in parola.ù

E non solo a questo camerati dovrà fermarsi la nostra analisi. Ma dovrà involgere considerazioni di indole sanitaria igienico –morale di organizzazione moderna dei problemi dell’infanzia, che , oggi, più che mai sarebbe delittuoso trascuare, qundo tutti gli sforzi sono rivolti a creare il clima ottimo per la nascita e lo sviluppo del fanciullo, cghe frutto ignaro di passioni insensate, delittuose o comunque illegittime, si affaccia alla vita col sorriso sfiorito di chi si sente minorato dall’affetto di un padre e molte volte di quello della madre. Orbene Camerati questi bimbi trovano asilo in una nostra costruzione completata nell’anno di grazia 1927 sito alla periferia di Benevento con annessa una sufficiente area di terreno, fornito di impianto elettrico, idrico e termosifoni costato all’amministrazione Provinciale tra costruzione ed arretramento appena 863,284.08 lire.

E vi dico subito, a disingannare la vostra aspettativa, dopo la somma cospicua portata a vostra conoscenza, che i locali sono inadatti, insufficienti atingienici, senza sale di trattamento per i poppanti e per i divezzo senza una lavanderia per cui ho visto così lavare nel giardino e spargere le acque luridi ed infette nel terreno circostante

 

Io non sono di quelli che la sostanza dal punto di vista astratto o comunque non aderente alle possibilità, disposti a scandalizzarsi per ogni inerzia, ma queste sono considerazioni che fanno divenire pensoso chiunque abbia la ventura di avere dei bimbi e di godere del loro sorriso e della loro salute. Siamo molto lontani dall’applicazione dei dettami dell’igiene pediatrica. Dolce poesia delle scuole all’aperto, aria, luce, grida e salti e guioia, bimbi vispi, vegeti pieni di colore ed una esuberanza di vita che promette gli atleti. Invece niente di tutto ciò, alla didattica moderna abbiamo sostituito una istruzione che attraverso brevi ascensi, arriva alla poesia al dilettare, alla palestra un detestabile e brutto orto, all’aria ed alla luce delle incomode vetrate e la vicinanza di un ricovero di vecchi mendichi che hanno una comunicazione nei locali del brefotrofio. Antitesi del destino: una vita che sboccia e quelle che declina, da una parte organismi giovani e dall’altra tossicolose cronici e le suore dipendenti da una direttrice unica unica per i tre enti e passano dalla culla del bambino infiorata di freschezza al letto del paralitico giaciglio di pervertimento e di tare ereditarie”

Parlavo quindi del personale, del funzionamento dei servizi e della carenza degli stessi, della gestione del visto dell’enorme uso del medicinali, in modo particolare delle specialità delle lacune del servizio di ricreazione in modo speciale di quelli fuori provincia, per cui gli enti rifiutavano il riconoscimento delle spese e mi soffermavo sulla carenza del Servizio sanitario che trascurava del tutto la “Storia” del bambino e degli ascendenti e che non curava neanche la formazione delle diagnosi dei mali da cui i bambini erano affetti: Non esisteva neanche una diurnale della terapia alla quale dovevano essere sottoposti i malati e mi soffermavo sull’eccessiva elevatezza delle percentuale ddei morti che dal 18,88% del 1929 andava al 37,73% nel 1931 ed ogni mio rilievo era suffragato da notizia statistica e concludevo: Da tutto traspare abbandono, qiels enso di rilasciatezza spietata tutta speciale di chi fa le cose meccanicamente, per abitudine inveterata, senza un attimo di dedizione gioiosa, con un indefinibile e sottile rancore verso il mondo, ve5rso tutto ciò che da l’idea della vita, senza un sorriso ed un palpito d’amore per questa santa missione, con un senso di mestizia che stringe il cuore, onde benissimo potrebbe il brefotrofio più opportunamente intitolare snatorio provinciale.

Con animo accorato traccio queste righe e la penna non sa tradurre in paroile il senso di infinita pena nell’animo mio, ma una certezza mi possiede, che cioè la vostra sensibilità ed il vostro cuore di padre sapranno voler dare a qualsiasi costo un sorriso di pura gioia a quell’infanzia sfiorita . Sono dolente di aver demolito, come alcuni dicono un tabù, in Ente Sacro e per merito del suo stregone dal fanatismo del volgo ritenuto intoccabile. Vi prego solo camerati di darmi atto che ho compiuto questo mio dovere sense perquisire scopi di irriverenza profana.”

Questa relazione mi valse molte congratulazioni di buona parte dei rettori del Prefetto e del segretario Generale, e voglio riportare qui la lettere del rettore avvocato Raffaele Rossi che rappresenta Piedimonte d’Alife che non era presente alla riunione.

Li 23 Giugno 1932.

Mi congratulo vivamente per la chiara esauriente e coraggiosa relazione che, con perizia di Medico, con competenza di amministratore e con cuore di padre e di fascista hai compilata sul funzionamento e sulla gestione del brefotrofio provinciale- Hai messo in rilievo vergogne ed inquità che il nostro dovere e le nostre responsabilità ci impongono di eliminare con tutta urgenza, senza riguardi ed indulgenze per nessuno.

Puoi naturalmente contare sulla mia piena ed assoluta solidarietà.

A Benevento il clamore fu notevole. Il Bancale direttore del brefotrofio era infuriato fra i santoni della politica antifascista: più pestifero l’on. De Caro il quale era infeddato nittiano, nella provincia sannitica aveva propaggine fittissime di clientele che derivavano non solo da motivi politici ma da intrallazzi di Pretura e tribunale nelle cui aule passava adulato e riverito. Cosa voleva questo rettore venuto da lontano a fare il Catone in terra sannita? Veniva da quel di Caiazzo questo giovane Medico a disquisire sulle nostre cose. E naturalmente si cercò di stringere le file per reagire. Non so dire se il preside Duca Di Somma fosse della partita, voglio presumere sico, ma il vice preside avvocato Giovanni Mazzella capeggiò la fronda.

Furono chieste le contro deduzioni al dott. Bancale, il quel sentendosi sostenuto al di fuori della cosiddetta opinione dei vecchi fondatori politici, ed all’interno stesso del rettorato dal vice preside, volle esagerare e rispose in modo violento tacciandomi di menzognero e presentando molte lettere di compiacimento di persone che per il passato avevano riferito sull’andamento del Brefotrofio. Allora ferito sul mio amor proprio mi sobbarcai ad un nuovo lavoro ed inviai al rettorato  un aggiornamento alla relazione nelle quali precisai con maggior vigore quanto avevo già riferito ed aggiunsi altro che avevo prima taciuto per carità cristiana, e che mettevano in luce l’illecito comportamento di questo medico che portava avanti le cose del Brefotrofio confondendo con i suoi affari privati:

“Sig preside e camerati del rettorato avrei voluto dare a voce tutti i chiarimenti in merito alla mia relazione sul servizio del Brefotrofio e sala maternità, ma ho pensato che non era prudente lasciare senza risposta la prosa audace e sconveniente can la quale il direttore del Brefotrofio tenta, travisando i fatti da dare la sensazione che tutte la mia fatica si sia risolta in una filippica inconcludente e facilmente smontabile per i paradossali errori in cui sarei a suo avviso incorso, e tuitta la maia relazione in una gratuita ingiuria alla sua onesta nota illustrativa per meglio precisare i fatti e dare al rettorato una base solida per un giudizio sicuro.

Nella mia relazione il direttore del brefotrofio non ha visto che unicamente un attentato alla sua anorabilità, mentre ho voluto, facendo uso di un mio diritto, mettere in chiaro quelle che , a mio parere, sono le manchevolezze dell’organizzazione attuale a chiunque risalgono.

Non credo quindi di ritorcere le ingiurie gratuite a cui sono stato fatto segno, e ,solo con molto rammarico noto che la presidenza non ha mai creduto di tutelare la dignità di un componente del Rettorato che in definitiva, ha assolto un incarico conferitogli, per lo meno col respingere quella indegna congerie difensiva, e con l’ordinare al direttore Bancale di mettere per iscritto in modo decente e corretto le sue prove difensive.

Quello che risulta subito evidente è la tesi inaudita de del direttore, col suo accordo e previo suo parere a suggerire un nuova linea di organizzazione tecnica- amministrativa, sdoganando così, ancora una volta il controllo di un componente dell’Amministrazione, come prima aveva sdegnosamente rigettati i rilievi dell’Ufficio di ragioneria. E mi preme di ben chiaramente affermare qui, in questo nostro consesso, visto che qualche componente autorevole di esso ha dimostrato nel mandato, che compito dei Rettori e del rettorato, è quello di controllo e di critica sugli atti amministrativi della Provincia e sui servizi da essa dipendenti. Quindi sia bene chiaro che anche senza specifico mandato, avrei potuto portare la mia attenzione sul Brefotrofio Provinciale e farne oggetto di una mia relazione al rettorato.

E che cosa dire inoltre di tutta la serie delle laudi “che il direttore Bancale sottopone al vostro giudizio? Sono lettere d’idiota prammatica, purtroppo ancora nelle nostre costumanze, che seguono invariabilmente la visita di illustre persone , ricevute con fiori e sonetti e che, sollecitate nell’amor proprio lasciano il loro prezioso autografo laudativo”.

Nel corpo delle aggiunte poi passavo a confutare le ragioni esposte dal Bancale e portai  anche alcune prove che per effettuare i ricoveri, si richiedeva agli interessati l’esborso di somme che poi finivono nelle mani sue.

Così il Bancale era servito e chiudevo poi queste mie aggiunte col dire: “Mi affido intanto alla lealtà ed al buon senso del Rettorato perché si affermi solennemente quello che è un nostro incontestabile diritto di vedere chiaro cioè in tutto il complesso amministrativo della Provincia senza bisogno di specifici Mandati, solo per il peso della nostra carica, senza per questo essere esposti alla balorda ingiuria di chi si vede una volta tanto colpito dalla nostra giustizia”. Questa risposta, da me redatta fu consegnata a Benevento il 27 lugnio 1932

Nle mentre tutto ciò accadeva, normalizzate le cose al Comune di  Piana di Caiazzo e realizzato il Campo sportivo con la sistemazione a Terrazza del terreno scosceso che sottostava al Muro del piazzale della Chiesa parlai al prefetto della necessità di sostituirmi e feci il nome di Marcekllo Corrucchio, figlio del mio amico Don Carlo di cui avendo modo di parlare quando mi sono occupato della fusione col Banco di Napoli.

Avevo perciò ora solo due impegni il rettorato ed il Consiglio Provinciale dell’economia. Ma bolliva in pentola qualcosa per me. In occasione delle reintegra al grado di Console, la pratica era stata vista da un vecchio amico al tempo di Padovani il quale mi chiese se poteva fare il mio nome a Storace perché fosse compreso in una rosa  di nomi di probabili federali. Gli dissi in quella occasione che se non si trattava di andare lontano avrei accettato, poi non se ne parlò più. Ma mi accorgo che per parlare della relazione sul  Brefotrofio ho fatto il salto di alcuni mesi e nel frattempo era venuto aprile, il mese in cui fra il 12 ed il 23 si apre la fiera di Milano.

Andavo a Benevento tre volta la settimana sia per il rettorato che per il consiglio dell’Economia dove, in verità, il segretario sempre diligente e compito mi spianava il campo e mi andava man mano ragguagliando sul passato della gestione. Ricordo che la mattina ricevevo i componenti del Consiglio, con i quali mi tenevo al corrente delle loro necessità e mi parlavano dei preparativi per la partecipazione alla mostra di Milano. In verità i milanesi avevano sempre qualcosa da chiedere alle province ed ora parlavano di spostare i chioschi per ampliare l’aria fieristica, altre volte di modificare le facciate, quindi si trattava sempre di affrontare nuove spese e questo portava una turbativa al nostro bilancio ed eravamo costretti a fera i conti per vedere se queste nuove spese di impianti potevano essere bilanciate, ed in quanto tempo, dalle vendite effettuate nell,a fiera. Le fiere erano notevoli, anche per il fatto che bisognava pagare il personale impegnato nella vendita e si era anche in perenne ricerca di fanciulle belle e disinvolte che avevano il compito di propagandare i generi e dare informazioni garbate e precise. Questo era un compito che si era assunto il Segretario, anche perché la documentazione riguardante i prodotti era da tenersi riservata. In collaborazione con Minerisi, che aveva in cessione lo sfruttamento delle acque di Telese, e con gli industriali del Torrone, il Segretario rag. Imperlino era il depositario di un documentario fotografico in cui facevano bella mostra ragazze e signorine di Benevento e provincia che gradivano queste vacanze milanese per popolare il nostro chiosco al fine di offrire la merce in degustazione e fornire chiarimenti sulle cose che non si potevano consumare. Avevo avvertito