Il capo di gabinetto della Questura

RODOLFO RUPERTI

CASERTA – Rodolfo Ruperti è nato a Crotone 42 anni, una terra definita di stessa origine di Cortese, che ha avuto un ruolo importante nella cattura di Provenzano, D’Alfonso. Dopo aver conseguito la licenza liceale, partì per Bologna conseguì la laurea in legge con una tesi su “rapporti polizia giudiziaria e pubblico ministero”, rappresentava questa sua analisi il preludio a quanto di li a poco avrebbe fatto entrando, dopo un concorso del 1994, nella polizia di Stato. Primo posto di lavoro fu Vibo Valenzia poi a capo del commissariato di Palmi in provincia di Reggio Calabria. Dall’agosto del 2000 torna a Vibo Valenzia. Ruperti è sposato e padre di tre figli due maschi ed una femmina. L’obiettivo principale, quando era ragazzo, era quello di fare la professione di legale, ma un evento tragico lo portò alla scelta decisiva. Un episodio che lo stesso Ruberti raccontò agli alunni di una scuola. Quando frequentava il liceo in una manifestazione fu accoltellato a morte uno dei suoi più cari compagni, Dino Del Gaudio, da qui la decisione della scelta. Il comune di Ricardi sulla costa tirrenica vibonese su cui si affaccia il promontorio di Capo Vaticano, gli diede la cittadinanza onoraria, con la motivazione di aver messo alle corde uno dei più potenti clan della “ndrangheta, il clan Mancuso di Limbadi, che in quel comprensorio ha delle radici profonde.Il sindaco del paese Domenico Laria, nel concedere l’alto riconoscimento, si era fatto interprete della volontà popolare. Un riconoscimento che si aggiungeva ad altri premi ricevuti prima ”L’operatore d’oro” e la “Gerbera gialla”.

Nell’assumere la funzione di capo di gabinetto della Questura Olimpia Abbate (foto al lato) fino ad oggi lascia alle spalle una carriera, quella della Abbate, costellata di successi investigativi maturati in 14 anni in servizio a Caserta, prima come vice e responsabile della sezione contro il crimine organizzato e poi come dirigente. Nell’ottobre del 2001 viene nominata “capo” della squadra mobile un ruolo che le fece guadagnare anche il primato di prima donna della Campania . Diverse le operazioni attuate in campo internazionale Olanda, Spagna, Germania, Polonia: dall’arresto in Germania di Francesco Carfora (condannato nel processo Spartacus); quello di Domenico Bidognetti (figlio del boss Francesco); quello di Francesco Schiavone junior (detto “Cicciariello”). Un lavoro in équipe che ha portato ad altri importanti risultati nella lotta alla camorra e al racket senza mai fermarsi nella ricerca di importanti latitanti come Antonio Iovine e Michele Zagaria. La lotta alla camorra continuerà in maniera incessante, ma gli obiettivi investigativi di piazza Vanvitelli sono rivolti anche al terrorismo straniero. Un allarme che, purtroppo, interessa anche la provincia di Caserta come confermano alcune indagini in corso.

Corriere di caserta 21 agosto 2007