Fascismo Casertano

Fascismo Caserta fatti, misfatti e personaggi di una città in camicia nera

Introduzione

L’organizzazione del partito fascista destinava al responsabile provinciale la nomina di segretario federale con il compito di reggere la Federazione dei fasci di combattimento, attuare le direttive ed eseguire gli ordini del segretario del P. N. F. Inoltre doveva promuovere e controllare l’attività dei fasci di combattimento e delle organizzazioni del partito nell’ambito della provincia, le organizzazioni del regime e il conferimento ai fascisti delle cariche e degl’incarichi. Al segretario federale, erano subordinati i gerarchi provinciali delle organizzazioni del P. N. F. e degli enti dipendenti dal P. N. F., rappresentava nella provincia il partito a tutti gli effetti. Ed infine reggevano il fascio di combattimento ed esercitavano nell’ambito del territorio in cui operava il fascio di combattimento, funzioni analoghe a quelle del segretario federale.

Nel 1927 a partire dal primo gennaio la provincia di Terra di Lavoro fu soppressa ed i compiti del federale passarono a quelli di Napoli. Nella Città di Caserta a guidare il Partito Nazionale Fascista rimase Giuseppe Tedeschi. A volerlo al vertice del massimo ed unico partito fu il podestà Pasquale Centore. I compiti erano molto allargati e il Tedeschi era longa manus e deus ex macchina dell’attività che si svolgevano nella città che allora doveva essere considerata la Versailles italiana.

Il centro storico di fatto era cresciuto grazie alle opere riparatrice che il capo del governo aveva promesso ai Casertani portando la città a rango inferiore “Caserta ha compreso che bisogna rassegnarsi a essere un quartiere di Napoli”. Aveva detto Benito Mussolini nel suo storico discorso dell’Ascensione.

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