“Chiesa e Politica nella diocesi di Caserta nel secondo dopoguerra”.
Introduzione
(tobia) E’ stato presentato in questi giorni il libro di Olindo Isernia “Chiesa e Politica nella diocesi di Caserta nel secondo dopoguerra”.
La pubblicazione esamina i rapporti della chiesa casertana e ancor più il suo ruolo, a volta determinante, ad indirizzare le scelte politiche dei cattolici negli anni cinquanta.
Un volume prezioso che viene alla luce grazie all’azione sinergica tra l’autore e l’ “osservatorio casertano” il periodico che da oltre quindici anni ha fatto proprio il compito di essere coscienza critica e portatore di valori culturali della città di Caserta.
Un lavoro fatto con grande precisione storica che fa riferimenti a documenti inediti come le carte del vescovo di Caserta Bartolomeo Mangino depositate presso l’Archivio Storico diocesano di Caserta.
“Nel corso del ventennio fascista gli ambiti dell’insediamento sociale cattolico si erano sensibilmente allargati e la chiesa, sfruttando la posizione di privilegio nella società civile concessale dal fascismo e favorita dal fatto che le organizzazioni di massa di sinistra erano state ridotte al silenzio, aveva saputo espandersi dal suo tradizionale ambito rurale a quello più specificatamente urbano, lanciando il laicato alla conquista delle città in un processo di adeguamento alle trasformazioni in atto della società”
Basta solo questo prima parte dell’introduzione dell’importantissimo libro per aprire un ampio dibattito nei due mondi quella della politica e della chiesa che ci porterebbe lontano e che avrebbe il pregio di stabilire la verità su cosa veramente è successo nel ventennio fascista e che per anni colpevolmente è stato sottaciuto.
La domanda che il cronista si pone sull’affermazione di Isernia è questa “Cosa sarebbe successo dell’insediamento sociale cattolico se, come prospettava la sinistra nel biennio rosso che ha preceduto l’avvento al fascismo, invece della dittatura nera si sarebbe instaurata in Italia una dittatura rossa che le sinistre stesse si auspicavano?”
Ma al di la di ogni dietrologia. Il merito da assegnare all’autore del volume è grande. Il libro è una perla preziosa che si aggiunge a quelle poche pubblicazioni serie che sono state fatte negli ultimi tempi a Caserta.
Un esempio che dovrebbe far meditare sul lavoro delle varie commissioni culturali messe su da Comune e Provincia che spesso si perdono nelle banalità trascurando autori e personaggi importanti che per non sottostare a compromessi vivono nella loro solitudine intellettuale.