Arte e Fascismo

 

Per chi continua le gloriose tradizioni dell’Arte italiana, o che le rezzi ed onori, è motivo di compimento l’ordine del giorno del gruppo di Competenza Artistica del Scuola di Napoli, circa l’opportunità, il dovere di ricordare i più grandi artisti Napoletani, che dall’800 ai nostri giorni onorarono 1′ Arte e l’Italia.

L’ordine del giorno, che integra tutto un vasto programma di elevamento e di incremento artistico i merito ad  iniziative intese ad incoraggiare premiare 1’attività degli Artisti, apre l’animo alle maggiori speranze intorno alle sorti dell’Arte Nazionale, illuminata, durante i secoli, da tanta luce di gloria. Artisti, infatti, come Domenico Morelli e Filippo Palizzi, Juardo Dalbono e Michele Camarano, i quali, svincolando l’Arte dai ceppi dell’accademia e dell’imitazione, l’avviarono verso i fulgidi orizzonti della Scuola di Posillipo, più non potevano restar figure obliate, l’Arte nostra non risentire della benefica influenza di questo rinnovamento spirituale della Nazione.

Molte mediocrità vedemmo, in altri tempi, emergere e trionfare, troppe figure rievocate, troppi nomi, oscuri quasi, esaltati, molte fame usurpate, che vedemmo, riconosciute ed imposte, per non essere rammaricati da certe dimenticanze! ! Troppo parlare udimmo d’istituti bancari e commerciali, di cooperative e di consorzi, d’assicurazioni e di sconti, di socializzazione e di industrializzazione, per non sentirci umiliati noi che lo esercitiamo — del mestiere d’intellettuali, i cui travagli, per 1’asseguimento di alte o modeste vette dello spirito, nessuno più mostrava d’apprezzare, mentre affievolita sembrava la voce di nostra civiltà millenaria, impallidite le orme del genio di nostra razza, reliquie vane, o quasi, i nostri monumenti, le opere d’arte, i tesori intellettuali e spirituali del popolo d’Italia.

Ma l’ardire di pochi ed il conseguente ritorno della coscienza nei più dovevano preludere a necessarie rivendicazioni. In uomini, i quali, oltre al rinnovamento politico-economico della Nazione, si proposero la revisione e la valutazione dei valori morali di essa ed il culto delle più alte idealità, non poteva far difetto la volontà di seminar nuovi germi di pensiero e di sentimento, atti a generare la forza più temibile di cui possa disporre uno Stato, quella cioè della coscienza e della coltura nazionale. E l’Arte, prima di essere ricchezza e vanto, è pensiero e forza, essa è leva prodigiosa alla mente ed al cuore. Di questa verità etica non poteva non rendersi conto, attraverso i Gruppi di Competenza, il Partito Nazionale Fascista; ed il Gruppo di Napoli, invitando i Fascisti a non aderire alla iniziativa, esclusivamente personale, di onorare l’Arte di Antonio Mancini (pure a quest’Arte ed a questo Nome inchinandosi, compiva un bel gesto di rivendicazione, ricordando alla cittadinanza un dovere più urgente: quello di onorare, prima d’ogni altro, la memoria dei grandi Maestri della Scuola Napoletana, che sì grande orme di genio impressero nella vita artistica della Nazione: di quei grandi Artisti anche si è detto – che morirono poveri ed oscuri l E questo pensiero nobilissimo, ch’è di doverosa riparazione, richiama alla nostra mente altri nomi, altri – artisti, grandi e dimenticati anche essi e, quanto più degli altri, morti poveri ed oscuri l Ma chi sa di loro? Sono essi gli Artisti della Provincia, così poco noti, se non del tutto ignoti, sol ove nella terra ove nacquero ed ove i più si spensero, incompresi ed apprezzati, avviliti dall’indifferenza e dall’ignoranza dei conterranei Eppure tutti  grandi o modesti d’Arte e per l’Arte, coltivando sogni di bellezza, elargendo tesori di idealità e di sentimento, scaldando gli affetti più puri, sollevandoci l’anima dalle bassezze della vita d’ogni giorno, distraendola dalla lotta affannosa e triste per l’esistenza e p predominio…

Da Giovanni da Nola ad Onofrio Buccino, da Salvatore Martini a Raffaele Uccella, da Sebastiano Conca a Teodoro Mancini, a Giuseppe Cesari a Tommaso De Vivo, da Pasquale Mattei a Luigi Toro, da Enrico Fiore ad Enrico Risi, è tutto un gagliardo manipolo di Artisti di razza, che onorò l’Arte e Terra di. Lavoro; ed alcuni Nomi, in ispecie, di mondiale dominio, formano uno dei maggiori vanti della Patria, continuandone le gloriose tradizioni. Ma, ripeto, chi sa di loro? Chi mai ricordò quei Nomi? Mai, infatti, chi scrive li udì pronunziare dai comprovinciali; mai, che si sappia, si pensò a rievocarne la figura, sempre più ravvolta nei veli dell’oblio…

In varie circostanze chi scrive levò la sua voce, ma essa si spense senza eco…, e l’Arte nostra, l’Arte, dico, ” che è fede, è culto, è religione dell’avvenire „, 1′ Arte, ° che deve dare agli umani il pane quotidiano della luce e del colore, delle forme e del ritmo,. il cibo divino dei sensi assetati di gioia, il prezioso alimento che fa l’uomo simile a un Dio „, i’ Arte, dicevo, sembrò raminga e sbandita dalla nostra terra di Artisti… Sbandita .- ho detto – pur nel ricordo di nomi che della Provincia son vanto e son gloria! Vanto, infatti, è per Terra di Lavoro l’Arte fastosa e magniloquente di Giovanni da Nola, stoggiata nel sontuoso sepolcro di Raimondo Cardona nella Chiesa di Bellpuig; vanto per noi è l’Arte del De Vivo, emersa nel Caino; del Mattei, che, per incarico dei Re del Portogallo, dipinse Lo sbarco all’Immacolatella; del Conca, che fu Pritacipe dell’Accademia di S. Luca; del Mancini, di cui molte opere si ammirano nella Regia Pinacoteca di Napoli; del Buccino, autore del Monumento al Vanvitelli, in questa nostra Caserta; di L. Toro, cui dobbiamo la grandiosa tela rievocante l’epica battaglia ai Ponti della Valle. – Titolo ed orgoglio è per noi l’Arte profonda e pensosa di Raffaele Uccella, che trepida nei Rudimenti, i scruta nell’Iniziatrice di Capua, palpita nell’Anima di Napoli, che doveva infine trionfare in un’apoteosi di i forme e di visioni nel Monumento i a Dante nella Capitale del Giappone. i E chi pensi agli onori tributati in vita ai nostri Artisti dai cultori ed amatori dell’Arte, italiani e stranieri, non può non deplorare le facili dimenticanze di questa nostra terra, pur tante volte generosa!

Ma, oggi, bene è dato sperare. Sperare è dato in questo rigurgito i di vitalità riboccante di affetti e di i propositi, che rinnovella l’Italia; sperare i? dato in questo risveglio spirituale, che addita agl’Italiani quanti i col braccio o con la mente concorsero al lustro della Patria.

L’esempio del Gruppo di Competenza Artistica del Fascio di Napoli non può rimanere inimitato; saprà   esso stimolare ad altre riparazioni,   ad altre rivendicazioni. Le nostre o gloriose tradizioni, le doti intellettuali a e spirituali di nostra gente non possono, non debbono essere trascurate; o ed onorarle vuol dire riaccendere sacri entusiasmi, temperare i caratteri, i- avviare verso orizzonti più liberi e e più puri menti e coscienze. Però i- speriamo che il doveroso ricordo dei ù nostri Artisti -tempi ed eventi 1 consentendo – non sfugga ai Dirigenti della Federazione Provinciale.  L’Arte – dico ancora con le parole di un maestro che  può illuminarci di luce serena la mente intorbidita ed annebbiata dagli aridi calcoli, che può procacciare i piaceri dell’intelletto i più sani i più alti, i più vivi di quanti ne offra la vita”, sia dunque in onore di quest’era nuova di elevazione spirituale ! E’ compito, anche questo, di chi regge  le sorti della Nazione che si rinnovella. Che i nostri Artisti rivivano dunque nel ricordo e nell’ammirazione dei conterranei, essi che sono di Terra di Lavoro non ultimo vanto; e che l’Arte, propagatrice di bellezze, divulgatrice di concetti etici ed estetici, non sia, fra noi, la negletta, la diseredata, la sbandita pur dal ricordo di chi avrebbe il dovere di non dimenticare coloro che onorarono la Provincia e la Patria!

Nicola Borrelli

Terra di lavoro del 17 marzo 1923