Centurano

CENTURANO –  Passata dai 27 fuochi (ossia nuclei familiari) del 1635 ai 230 abitanti del 1805 per giungere, dopo i 369 del 1849 e i 570 del 1880, ai 6000 (ufficiali) di oggi, Centurano ha fatto registrare uno dei più alti indici di sviluppo demografico tra le frazioni di Caserta rigenerandosi con la forte immigrazione proveniente dall’hinterland napoletano ma anche dal centro cittadino (ridottosi a circa diecimila residenti) oltre che dalla conurbazione Maddaloni-Capua.

Ed è stato così che intorno al piccolo nucleo storico del casale, rimasto pressocché intatto nel tempo a consacrare la storia della comunità locale, si è sviluppata la realtà della Cerasola, toponomasticamente presente dal medioevo, saldata a quella della così detta 167, eufemisticamente chiamata Parco degli Aranci nel ricordo della splendida area espropriata ai Leonetti in un momento di delirio urbanistico venti anni fa.

L’elefantiasi del cemento armato e lo scempio ambientale perpretato da una inconsulta coltivazione delle cave che hanno divorato oltre settemilioni di metri quadrati di fascia collinare tifatina facendone abbassare il crinale per una trentina di metri così da esporre la città alle inevitabili mutazioni climatiche che non hanno, però, inciso sulla memoria storica, che, anzi, per una sorta di contrappasso, si rinvigorisce sotto l’incalzare della scelleratezza umana. Ed è così che, quasi una goccia di rugiada, atta a lenire l’arsura del momento, vengono rilette le belle pagine scritte da Matilde Serao, che, durante il suo soggiorno ospite della famiglia Pierantoni nel 1892, scrisse il romanzo «Fantasia» ambientato proprio su Centurano. Ed è così che ci si inorgoglisce pensando all’Arlesiana, composta da Francesco Cilea durante il suo soggiorno nell’ospitale villa sempre del senatore Augusto Pierantoni, che aveva sposato la scrittrice e mecenate Grazia Mancini, figlia di Pasquale Stanislao Mancini e della poetessa Laura Beatrice Oliva, e al cui nome fu intitolato l’asilo infantile, fondato nel 1887, il secondo di Terra di Lavoro. In quell’autentico cenacolo di arti che fu la villa Pierantoni fiorì anche l’unico figlio maschio del senatore Augusto, Riccardo, che, quantunque nato in Roma nel 1873, trascorse a Centurano tanta parte dell’infanzia e della gioventù, facendo scrittore storico e brillante oratore, spentosi nel 1913. Ogni angolo di Centurano testimonia un vissuto che conferisce ulteriore prestigio a Caserta, città e capoluogo: il dedalo di viuzze che che ricordano le antiche famiglie de’ Riccardo (quindi Ricciardi), Brignola e d’Elena (presente dagli inizi del ’600 con Donato Francesco, procuratore dei d’Aragona, sepolto nella chiesa di Santa Lucia, il cui stemma è in chiave dell’arco che orna il palazzo di famiglia in via Giulia, e con altri eminenti esponenti, da Domenico a Nicola e Vincenzo, che hanno originato sia nel Nord d’Italia che in altre aree del casertano per effetto dei rivolgimenti storici postunitari); la memoria delle famiglie Trentalance, Castaldi, Spaziante, de Riso di Carpinone (tra cui Gaspare, decorato d’argento al valore militare in Africa Centrale, e i fratelli Antonio, tenente di artiglieria in Africa Settentrionale, Carlo, tenente di artiglieria in Eritrea, e Giuseppe, sottotenente di Fanteria, tutti prodi combattenti), Marzano, tra cui Giuseppe, prefetto, senatore del Regno e filantropo spentosi quasi centenario nel 1979;

Carlo, colonnello, aiutante di campo di Vittorio Emanuele III; Enrico, autore dei dipinti dei due angeli e degli stemmi del Regno d’Italia e di Pio XII nella chiesa parrocchiale di San Bartolomeo in ricordo della Conciliazione tra Stato e Chiesa, nonchè dei 4 quadri sulla vita del Santo protettore. Forte punto di riferimento della storia di Centurano è la chiesa parrocchiale con il terno di paramenti sacri donati da Benedetto XV allo zelantissimo Eduardo Mele (nato nella frazione nel 1870), per 40 anni parroco beneamato, cui si deve la ristrutturazione della chiesa nel 1907 e la lapide in onore dei 13 caduti nella grande guerra. Con la Confraternita di San Giuseppe (1776), latistante il palazzo già Granata (dove nacque nel 1936 il brigatista nero Stefano Delle Chiaie) e con il Tempio di Santa Lucia, edificato da Ferdinando di Borbone su disegno di Luigi Vanvitelli su una preesistenza del ’500, eletto a sepoltura dai genitori di Luigi Settembini e dal pio vescovo Bonaventura Cavallo (XVII secolo), Centurano vanta la bella pala d’altare raffigurante il martirio di San Bartolomeo (opera di Belisario Corenzio del 1631, restaurata nel 1775 da Alessandro Faraone) e le antiche campane, datate 1565 e 1425. Tra i suoi figli migliori un posto particolare merita Pasquale Battistessa, ufficiale borbonico passato alla causa della rivoluzione napoletana, giustiziato a Procida a soli trent’anni nel 1799.