di Manero

Il sindaco che non disponeva né un voto e né una lira
Le pressioni affinché il sindaco Picazio si dimettesse arrivarono da più parti, ed inutili furono i segnali della prefettura che lo invitavano a fare il passo che si riteneva giusto per i tempi nuovi che si andavano prospettando.
Sembrava ad un certo punto che le cose si stessero mettendo secondo quando prospettato dai dirigenti fascisti che oltre ad avere il problema delle amministrazioni locali se la dovevano vedere anche con i nazionalisti.
Nella lunga filippica del periodico “Terra di Lavoro” si sottolineavano i punti centrali della questione: “Della nostra esortazione pietosa il comm. Picazio si commosse, si scosse, ringraziò, dichiarò che avrebbe meditato sui suoi casi… Invece, egli inesauribile nelle sue risorse e nei suoi espedienti – ricorse al gran colpo di far conferire a S. E. Mussolini la cittadinanza onoraria di tutti comuni di Terra di Lavoro.
Così il comm. Picazio s’illude di avere salvato pure alle sorti del prefetto gr. Bladier il quale, mercè sua, ha acquistato 1’inclita benemerenza di dimostrare che Terra di Lavoro è prona ai piedi di S. E. Mussolini. Il comm. Picazio, dopo avere regalato S. E. Mussolini la rara soddisfazione di diventare suo concittadino onorario, s’illude altresì di essere ormai sacro ed inviolabile e avere in pugno il prefetto gr. uff. Bladier, che, secondo le sue chimere, ha legato a se da perenne gratitudine cieca solidarietà.
A questa battaglia, dunque, ci hanno chiamato i Fascisti, i quali sentono il dovere di testimoniare solennemente la loro fraternità al popolo di Caserta, liberandolo dal Sindaco nefasto.
D’altronde, i Fascisti già respinsero dalle loro file il comm. Picazio che avea richiesto insistentemente a farne parte, per indegnità politica e morale, e lo respinsero malgrado le gloriose manifestazioni tributate da lui in loro gloria.
L’on. Buonocore non ignorava la vita di avventuriero che menava a Roma il comm. Picazio… Ad onta di tutto ciò, 1’on. Buonocore, nelle elezioni comunali dell’ottobre 1920, quando era incontrastato padrone di Caserta, impose quale sindaco il comm. Picazio, che era assente da Caserta da lunghi anni, che era sconosciuto ai nostri concittadini, che non disponeva né di un voto, né di una lira.
L’on. Buonocore dice che fu ispirato ad infliggere simile sindaco a questa povera Caserta – che non si sa mai quale crimine avea perpetrato per essere funestata da tanta calamità – nientemeno dall’ irrealizzabile sogno di redimere il comm. Picazio con l’onesto esercizio professionale, inducendolo a dedicare al bene il forte intelletto, che egli, invece, preferisce applicare al male.
Della carica e del prestigio di sindaco il comm. Picazio non si è avvalso mai per conseguire la propria redenzione col lavoro, ma ne ha fatto il peggiore sfruttamento per dare estensione ed incremento alle sue oblique imprese.
Dai documenti giudiziari ufficiali risulta che vi sono a carico del comm. Picazio, in Roma ed altrove, protesti e precetti cambiari per somme ingentissime, addirittura sbalorditive. Quale qualifica spetta a chi si pone in tali condizioni, specialmente quando è sindaco e quando il denaro, così ottenuto, lo ha sperperato in bische con donne?
Ad onta di tutto ciò, l’on. Buonocore, nelle elezioni politiche del maggio 1921, persuase i suoi Compagni di lista a nominare il comm. Picazio cassiere del Comitato… li quella cuccagna si parla ancora. e dire che si tratta non di un privato ma di un sindaco.
Ad onta di tutto ciò, quando, nell’agosto scorso, il comm. Picazio fu costretto a rassegnare le dimissioni dall’ufficio di sindaco, l’on. Buonocore corse qui per salvarlo: l’on. Buonocore convocò la maggioranza al Municipio, nell’aula del Consiglio Comunale; egli stesso la presiedette, seduto al seggio sindacale; dominò la tempesta; fece rimanere sindaco il comm. Picazio.
Le cambiali non pagate
Ma l’on. Buonocore, mesi addietro, salvò anche la pelle – proprio così al comm. Picazio, che minacciava – sul serio – di suicidarsi, se non gli si fossero trovate trentamila lire: l’on. Buonocore gliele trovò con una cambiale, firmata, oltre che dal comm Picazio, pure dai fornitori militari, sig. Carlo Gindre, sig. Luigi Palladino e comm. Luigi Piscitelli. S’intende che tale cambiale ebbe la stessa sorte delle altre del comm. Picazio, che non l’ha pagata, opponendosi al protesto intimato col motivo di averla rilasciata senza la data e per insufficienza di bollo.
Il comm. Picazio si era veementemente innamorato della presidenza dell’Ente Autonomo per la bonifica del Volturno, la quale presidenza era competente a provvedere, senza l’intervento di altri organi, a opere pubbliche per cospicue somme.
L’on. Buonocore fece il diavolo a quattro per contentare il comm Picazio: riunì financo in Roma, nell’agosto scorso, tutti i deputati delle due liste ministeriali del maggio 1921, affinché perorassero presso I’on. Riccio la nomina del comm. Picazio.
I deputati, però, si dichiararono assolutamente contrari al comm, Picazio, poiché quella presidenza reclamava un amministratore incensurabile.
Gli amici degli amici
Nel settembre 1921 il prof. cav. Luigi Rendola si dimise da segretario politico della Sezione di Caserta della Democrazia. Liberale. Egli volle infrangere ogni vincolo col comm, Picazio, perchè questi, pure essendo fuori Caserta, giunse improvvisamente qui, per aumentare i prezzi della carne, mentre la Giunta Comunale avea resistito energicamente alle pretese dei beccai. Di più, un commerciante di vino ebbe certi privilegi daziari, assai strani.
Un negoziante di animali bovini, che è fra i maggiori, non favorì il comm. Picazio con una cambiale per varie migliaia di lire, che come le altre del comm. Picazio – fu protestata ?
E il commerciante di vino non fa o non faceva parte di una Società di Roma, dalla quale il comm. Picazio percepì evidentemente per prestazioni di consulente o di arbitro -molte migliaia di lire?
II sig. Carlo Gindre, uno dei firmatari della cambiale di trentamila lire, voleva una concessione per derivazione di forza motrice dal Volturno, per irrigazioni, con cui avrebbe risparmiato il versamento di somme per sopraprofitti di guerra. E il comm Picazio non fece deliberare dal Consiglio Comunale la domanda per la concessione in pro del Municipio di Caserta, secondo un progetto dell’ing. Ruffolo? E al finanziamento relativo non dovea far fronte la Banca Commerciale di Terra di Lavoro (non con la presente rigida Amministrazione)? E la Banca Commerciale di Terra di Lavoro non scontò, senza avallo, al comm. Picazio, notoriamente insolvibile, una cambiale per diverse migliaia di lire, protestata, come tutte le altre?
Vero è che presso le Autorità quell’affare di forza motrice naufragò! Diamine!
Ed il comm. Luigi Piscitelli, quando firmò la cambiale delle trentamila lire, non avea interessi a Caserta, per l’appalto del casermaggio alla Legione degli Allievi della Regia Guardia?
Le Case Popolari? L’Annona? L’Ente Autonomo per i Consumi? La manutenzione stradale? I lavori pubblici? O misteri profondi!
Il giolittismo picaziano
Politicamente, con chi è il comm. Picazio?
E al banchetto dal 13 ottobre 1921, non inneggiò all’on. Alberto Beneduce
E non fece egli votare il contributo del Municipio di Caserta alle borse di studio, istituite in omaggio all’on. Giolitti, in occasione del suo ottantesimo anno?
Prima dell’avvento del Fascismo, non vaticinò le dittatura dell’on. Giolitti ?
Il comm. Picazio non è che l’eletto, che l’esponente dell’on. Buonocore. Sono i seguaci fedelissimi dell’on. Buonocore al quale sono indissolubilmente stretti, perchè egli ha procurato a loro immensi vantaggi che sorreggono in Giunta Comunale e al Consiglio Comunale il comm. Picazio, a costo di tutto e contro tutti. Parecchi degli assessori e dei consiglieri comunali, che non si peritano di ostinarsi ad unire le proprie responsabilità a quelle del comm. Picazio, sono funzionari governativi!
Secondo mutano le situazioni politiche, il comm. Picazio fa lo scaltro giocoliere, per mantenere la professione di sindaco, che gli è a cuore, mentre le altre professioni non gli piacciono. I gonzi si lasciano canzonare. Ma se ne guardano quelli che lo conoscono.
Sembrava, quindi, dalle accuse rivolte che il sindaco era abituato a fare giochi di prestigio per mantenere la sua poltrona che per una serie di eventi e per come la storia ha dimostrato difficilmente era difendibile.
Anche l’onorevole Buonocore, un monarchico indipendente convinto, in questo difficile momento di transizione era più impegnato a mantenersi a galla in vista degli accordi tra fascisti e nazionalisti.
Il prof. Giuseppe Buonocore lo ritroveremo sulla scena politica napoletana nel 1946 ai tempi della costituente fu eletto deputato e ricoprì anche la carica di Sindaco al Comune di Napoli.
Anche Alberto Beneduce incominciava a rivedere le sue posizioni e meditava di lasciare gli incarichi politici per dedicarsi completamente all’attività che gli era più congeniale:quella dell’economista. Diventerà rapidamente il braccio destro di Benito Mussolini che si avvalse del suo operato per risistemare le finanze dello stato.