Le cambiali non pagate del senatore del Regno e deputato eletto nel collegio di Aversa marchese Alfredo Capece Minutolo di Bugnano
Che Caserta da sempre è una terra sfortunata in quanto a politici è cosa nota oggi e forse lo era anche in passato. Terra di conquista di personaggi che sapevano spendersi facilmente per trovare una popolazione pronta a farsi abbindolare ad ogni campagna elettorale dall’imbonitore di turno, dove subire l’imposizione di candidatura ambigue e spesso di personaggi provenienti da altri territori della nazione.
Il marchese Alfredo Capece Minutolo di Bugnano era nato a Napoli nel 1871 e con Aversa allora in provincia di Terra di Lavoro aveva poco a che fare, ma la sua candidatura nel collegio nel 1909 era dettata più dal fatto che pochi conoscevano le malefatte del personaggio rispetto a quanti sapevano della nobiltà napoletana e cosi l’ “avventuriero” riusciva a conquistare con molta facilità uno scranno nel parlamento italiano.
Quando mori nel 1942 si trovava a San Sebastiano in Spagna molto probabilmente per sfuggire ai suoi creditori piuttosto che per scelta di vita.
All’epoca per essere eletti bastavano una manciata di voti tra gli aventi diritto e questo permetteva anche di comprali facilmente. Conquistare il parlamento però non significava come oggi incassare laute ricompense, basta pensare che all’inizio del regno Giuseppe Garibaldi non aveva appannaggio e fu eletto senatore solo con 18 voti.
Di professione possidente Capece Minutolo era residente a Roma e fu anche proclamato senatore il sei dicembre del 1920 e giurò il giorno successivo. Era stato deputato per tre legislature l’ultima, fu quella che se la dovette vedere con Peppuccio Romano appunto con il collegio di Aversa.
Fu accusato per corruzione elettorale insieme al deputato barone Francesco Montagna industriale di Marigliano paese allora in provincia di Terra di Lavoro, dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere: giudice de Agostino.
Ebbene ora che è stato possibile leggere il suo fascicolo personale, Alfredo Capece Minutolo risulta che il personaggio che ne aveva fatto di cotte e di crude specie per debiti non pagati sia a privati che alle banche a quest’ultime aveva dato in garanzia azioni “che valevano carta straccia”
Nonostante tutto era un uomo che la dignità avrebbe dovuta averla nel sangue visto che aveva ereditato il titolo dal padre. Nei fatti non lo era anche se si poteva fregiare di moltissime onorificenze: Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia 19 giugno 1905, Grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia 30 gennaio 1915, Gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia 13 gennaio 1918, Grande ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 8 dicembre 1910.
In una lettera inviata al presidente del senato del regno Tommaso Tittoni, il sig. Pasquale Esposito segnalava che anni addietro, con la sua qualità di senatore, il marchese accompagnato dal suo segretario Fortunato di Gennaro si era fatto consegnare la somma di centomila lire da utilizzare per il finanziamento di una cooperativa edilizia di case popolari da realizzarsi a Roma ripromettendo grossi guadagni.
Una vera e propria speculazione edilizia il cui l’Esposito, che non doveva essere un poveraccio, ci cascò.
Sta di fatto che né le case furono realizzate né i soldi ritornarono, compromettendo lo stesso Esposito che per mettere insieme la somma aveva fatto una colletta tra i suoi conoscenti forte della garanzia del marchese.
“Il sottoscritto – continua la lettera di Esposito – ha dovuto pentirsi amaramente dell’impiego fatto perché ogni persona ad ogni scadenza il di Bugnano ha fatto orecchie da mercante, allontanandosi continuamente da Roma suo domicilio per sfuggire ai suoi adempimenti. Il sottoscritto ha dovuto financo recarsi in America e qui dopo molte insistenze ricevette solo 20 mila lire, mentre il di Bugnano gli faceva rilasciare dalla ditta torinese Cinzano un impegno per la cessione di altre 60 mila lire sulle mediazioni a lui spettanti per il collocamento in America di prodotti della ditta stessa. Purtroppo però anche in questa iniziativa, poco simpatica per un senatore del Regno, il di Bugnano non ebbe fortuna. Perché la ditta declinò qualsiasi impegno assicurando il sottoscritto che nulla erasi concluso in America”.
Il definitiva il sig. Esposito chiedeva al presidente del senato di richiamare il marchese alle proprie responsabilità.
Con l’avvento del fascismo come facile prevedere il marchese da liberale democratico indossò la camicia nera, ma non perse il vizio ed ecco nel 1931 una lettera al presidente del senato Luigi Federzzoni dell’avv. Giuseppe De Franciscis sosteneva che il marchese non aveva fissa dimora e non era in grado di incassare una cambiale girata da un cliente.
“Mi rivolgo all’autorità dell’eccellenza vostra – concludeva la missiva – nella fiducia che saprà ricordare al sen. Capece Minutolo con la forza che alla E.V. proviene dall’alta carica, quali sono i doveri di ogni cittadino onesto e in special modo di un membro del più rispettato consesso di stato.”
A rincorrere il senatore era anche l’erario per una somma di 82mila lire.
Manero