8 Maggio 1945 Caserta celebra la resa dei tedeschi

Manero

29 aprile 1945
Palazzo Reale di Caserta

La celebrazione del sessantesimo anniversario della resa delle truppe tedesche,all’esercito alleato avvenuta i Palazzo reale, è stata seguita da uno sparuto drappello di amministratori più presi dalla voglia di assolvere un compito istituzionale che veramente convinti che con quell’atto Caserta si era trovata, a sua insaputa, al centro di un evento che doveva cambiare le sorti dell’intera umanità e che segnava la rottura definitiva di un mondo oramai condannato dalla storia e dalle nuove ideologie che si andavano affermando. Quei pochi fatti, che a mala pena sono stati raccolti da qualche professore volenteroso, da generali a riposo e propinati agli studenti, purtroppo non danno uno spaccato esatto di quello che è veramente successo e soprattutto del perché di un guerra assurda e quali erano le vere ragioni per cui l’Italia si era trovata in quella sciagurata e sanguinosa avventura. Si è voluto rincorrere alla moda della “Resistenza” che nell’Italia meridionale non c’è stata, per assecondare i troppi omissis che in cattiva fede i vincitori hanno messo nelle pagine della cronaca.
A farne le spese i molti studenti che dai palchi del Teatro di Corte, non hanno compreso se si trovano di fronte ad un armistizio dei tedeschi o ad una resa. Hanno conosciuto la conta delle morti per le atrocità naziste e l’esaltazione di un esercito, quello italiano poco da esaltare come tale, visto che non esisteva più se non sulle gloriose individualità degli uomini che hanno dato la vita senza sapere per chi e perché. Artigiani della guerra. In quella sede si e detto addirittura, che a Caserta Wiston Churchill si era incontrato con il generale Tito, (l’uomo delle foibe), per mettere a punto una strategia nei Balcani. Armistizio, incontro con Tito a Caserta non sono mai successi. Errori gravi che non spetta a noi correggere, ma solo per rispetto a quella gioventù di studenti che chiede di conoscere se non la vera interpretazione delle storia almeno l’esatta cronologia dei fatti. Uno degli ultimi atti che l’esercito alleato compi a Caserta, fu la festa della caduta di Berlino ed il suicidio di Hitler. La cosa non poteva che fare piacere a chi, come gli americani, fuori dalla loro patria erano venuti nel vecchio continente a portare dei principi di libertà e democrazia tanto diversi da quelli che l’Italia aveva conosciuto. Se il ventinove aprile del 1945 nella Reggia di Caserta si firmò la resa dei tedeschi agli alleati, l’8 maggio Caserta esultò perché giunsero le notizie della capitolazione della Germania. Pochi i casertani che ricordano l’evento, tra questi spesso c’è chi confonde le date. Il giubilo unitario fu fatto con gli alleati un gruppo di giovani furono appositamente ingaggiati per potere filmare un avvenimento che aveva più sapore di una ripresa per un copione di un film che una vera manifestazione di popolo. A far funzionare la macchina da presa era l’operatore Kenechtel in una delle prime immagini si sofferma sulle campane a festa e riprende quella della chiesetta che custodisce il sacrario degli aviatori caduti in guerra nelle vicinanze della flora. Al secondo ciak, invece, entra all’interno del campanile del duomo dove virgulti campanari sono intenti a far suonare la grossa campana e quelle laterali. Si tratta, in generale di scene frammentarie come quelle destinate ad essere montate successivamente, probabilmente in Via Cesare Battisti al momento della ripresa della scena un gruppo di casertani molto giovani corrono verso la macchina da presa. Un giovane padre tiene alto sulle spalle il suo bambino.
La festa era incominciata. Chi ricorda abbina quella festa alla manifestazione del 25 Aprile, passato del tutto inosservato in città. Non vorremo mettere in dubbio la ferrea memoria del professore Lorenzo Di Donato testimone di quegli eventi, ma la sua descrizione raccontata per il 25 Aprile apparsa sulle pagine del periodico “la Riflessione” coincide più con la festa del filmato della capitolazione di Berlino l’8 Maggio 1945 più che con altri eventi non documentati. “Ho tutto ancora così vivo nella mente, che “mi sembra oggi”, come s’usa dire Perciò non posso che raccontare al tempo presente. – Scrive il professore Di Donato nel suo articolo – E’ una bella giornata di primavera a Caserta. Io, intorno alle 11, ragazzetto di undici anni della prima classe della scuola Media “Vanvitelli” ospitata nell’attuale Palazzo del Governo, sono abbastanza intento ad ascoltare il professore Mainardi mentre spiega una qualche regola sulle operazioni tra frazioni. E’ d’obbligo l’ “abbastanza” perché certamente il sole che entra dal balcone dell’aula, situata proprio nella sala posta sul portone d’ingresso dell’attuale Questura, mi invoglia a godermelo in ben altro luogo, nell’amata “campagnella” di via Roma, luogo di innumerevoli scorri-bande di noi ragazzini della via Vico ed oggi coperto dagli edifici della Clinica sant’Anna. . L’equilibrio instabile tra attenzione e sogno è rotto, improvvisamente, dallo scampanio festoso delle campane del Duomo, quasi subito seguito, con suoni più lontani ed attutiti ma da noi via via riconosciuti, dal suono delle campane della chiesa del Redentore, di san Sebastiano, di sant’Antonio, dei Salesiani, di sant’Anna. Il professore Mainardi rimane immobile accanto alla lavagna e, con il gesso in mano e l’aria un poco stupita, sembra disegnare egli stesso un grosso punto interrogativo. Noi ragazzetti ci scambiamo sguardi sorpresi e mormorii di meraviglia Dal balcone, aperto per aerare l’aula, si sente entrare un brusio, che cresce fino a diventare confuso tramestio, da cui si leva ” E’ finita la guerra!”, ” I tedeschi si sono arresi! La pace è stata firmata!”, “Gli Alleati hanno vinto! Abbiamo vinto!” sempre più forte, fino sovrastare ogni cosa. Il buon Mainardi va, finalmente, al balcone e noi subito lo raggiungiamo per guardare nella piazza, dove s’è formata una discreta folla festosa che inneggia all’evento. Appaiono bandiere, sia quella italiana, ancora con lo stemma sabaudo, mentre i Vigili urbani escono in bicicletta dal Comune, allora in palazzo Castropignano non ancora criminalmente demolito, per assicurare l’ordine, se ce ne fosse bisogno. Il prof. Mai-nardi riesce a scambiare qualche battuta con persone in piazza e, con gioia contenuta, ci comunica le poche notizie che ha raccolte. Noi festeggiamo con lui e, con inevitabile infantile esagerazione, forse pensando alla possibile festa. Il professore non riesce a farci rientrare in aula e, forse, neppure lui ha molta voglia di rientrare perché vuole maggiori e più dettagliate informazioni. E s’incurva pericolosamente sulla balaustra del balcone per chiederle ad un bidello che fa capannello, con altri, sul portone. Arriva qualche professore per la quarta ora e viene investito di domande a cui non sa dare risposte precise, perché anche lui le ha apprese per strada Al portone compare anche qualche professore con la scolaresca, di quelle che occupano i vani al piano terra. II consolidato ordine della scuola è ora sconvolto. Chi entra e dà quelle poche notizie che ha, chi esce per raccogliere notizie e particolari. C’é chi gioisce, chi è scettico, chi non ci crede. Così, grandemente atteso, arriva il comunicato del preside contenente le notizie apprese dall’edizione straordinaria del Giornale radio e l’ordine dell’immediata sospensione delle lezioni in segno di giubilo. Così noi ragazzetti ci troviamo in piazza Van vitelli a festeggiare qualcosa che non ancora comprendiamo, ad essere testimoni di un evento che entrerà nei libri di testo e nella coscienza civile degli italiani. Ora, mentre sciamiamo per piazza Vanvitelli confondendoci con i grandi in festa, ci è tutto confuso, anche perché abbiamo già sentito gridare “la guerra è finita!”: due anni fa, il 25 luglio del 1943, alla caduta del Fascismo; poi l’otto settembre dello stesso anno, alla firma dell’armistizio con gli Anglo-americani; ed infine alla fine del 1943, all’arrivo degli Alleati a Carinola, paese nel quale improvvidamente la mia famiglia si rifugiò dopo il primo bombardamento di Caserta il 27 agosto 1943.” Va ricordato che Carinola fu la prima base alleata che raccoglieva gli ex fascisti denunciati dal Comitato di Liberazione Nazionale per poi essere trasportati nel campo di concentramento di Padula. Sostarono i due fratelli Carlo e Stefano De Simone, rei: il primo di essere stato il federale di Caiazzo il secondo protagonista della “Marcia su Roma” e due anni federale della provincia di Benevento. Come documentato in alcuni suoi libri dal comunista Giuseppe Capobianco furono denunziati dal vescovo di Caiazzo Nicola Maria Di Girolomano. Tra i duemila racchiusi in quel campo c’erano Cesare Rossi il generale Bellomo, fucilato a Nisida, il principe Valerio Pignatelli, il duca Andrea Carafa d’Andria, Achille Lauro, il figlio di Nazario Sauro, i fratelli Garibaldi, Ricciotti e Giuseppe, il capitano pilota Riccardo Monaco, Nando Di Nardo. La resa incondizionata dei tedeschi significò, come ebbe a scrivere lo stesso Churchill, il segnale della massima esplosione di gioia nella storia dell’umanità. La seconda guerra mondiale era stata combattuta con fase alterne ed aveva raggiunto “la feccia del calice” in Europa. Fu tutta l’Europa a provare un senso di sollievo, tanto quell’umanità era stata provata da orrori e devastazioni. Per gli Italiani c’era l’umiliazione di essere entrati in guerra dopo un periodo di non belligeranza al fianco dei tedeschi per evitare le mire espansionistiche di Hitler anche sulla loro terra per non finire schiacciati come la Francia ed altri paesi del vecchio continente dalla potenza teutonica. Uscivano con cobelligeranti al fianco degli alleati che erano stati considerati nostri nemici all’inizio del conflitto. Ambiguità che pesano ancora oggi. Diversa era la posizione di altri paesi. La Gran Bretagna e l’Impero britannico, erano stati in questa lotta dal primo giorno all’ultimo puntando la loro stessa esistenza sul risultato, c’era un significato superiore . “Stanchi e logori, impoveriti ma indomiti e ora trionfanti, scrive Churchill nelle sue memorie – avemmo un momento che era sublime. Ringraziammo Dio per la piú nobile delle Sue benedizioni, il senso di aver fatto il nostro dovere. Quando in questi tumultuosi giorni di esultanza fui invitato a parlare alla nazione, sostenevo ormai da quasi cinque anni la suprema responsabilità nella nostra Isola. Eppure può ben darsi che pochi cuori fossero piú gravati d’ansia del mio. Dopo aver passato in rassegna la mutevole storia delle nostre fortune, toccai una nota tetra che si può qui riportare.” Poi aggiunse: “Vorrei potervi dire stasera che tutte le nostre fatiche e travagli sono terminati. Allora invero potrei terminare felicemente i miei cinque anni di servizio e, se voi riteneste di averne avuto abbastanza di me e che fosse ora di passarmi in aspettativa, io l’accetterei di buon grado. Ma al contrario debbo avvertirvi, come feci quando iniziai questo compito quinquennale – e allora nessuno sapeva che sarebbe durato così a lungo – che c’è ancora ,molto da fare, e che dovete prepararvi a ulteriori sforzi di mente e di corpo e a ulteriori sacrifici per grandi cause se non volete ricadere nel binario dell’inerzia, nella confusione di intenti e nella timida paura di essere grandi. Voi non dovete indebolirvi in modo alcuno nel vostro vigile e teso atteggiamento mentale. Sebbene l’esultanza delle feste sia necessaria allo spirito umano, pure essa deve incrementare la forza e il potere di ricupero con cui ogni uomo, ogni donna torna al lavoro assegnato.”

Pubblicato da memoriecasertane

Mauro Nemesio Rossi Studia alla facoltà di ingegneria, successivamente si laurea in scienze politiche alla Federico II di Napoli. Assunto alla Olivetti di Ivrea si interessa di organizzazione aziendale e analisi del costo del lavoro. Giornalista pubblicista e fotografo, è originario di una nobile famiglia Casoriana appartenente al casato dei Casarusso. Spilla d'oro Olivetti è stato insignito della stella al merito del lavoro dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, Cavaliere della repubblica ed Ufficiale della Repubblica, nel 2021 riceveve il titolo di Commendatore delle Repubblica dal presidente Sergio Mattarella. vive e lavora a Caserta. Esperto di economia e strategia aziendali ha pubblicato per l'istituto tecnico industriale "Villaggio dei Ragazzi" il volume "Introduzione alla Vita d'azienda" 1973; "Le multinazionali verso un codice di condotta" 1979 ed è stato presidente del consorzio di Imprese Elinte scarl dalla sua nascita fino al 2002. Fonda e pubblica nel 1980 la rivista nazionale "Fotografia Comparata" a cui collaborano studiosi e docenti universitari. Nel 1988 registra al tribunale di Santa Maria Capua Vetere per la cooperativa "mediterranea" il quindicinale "il Corso" un periodico di attualità e di storia casertana. La Fiaf Federazione Italiana associazioni fotografiche lo nomina Benemerito della Fotografia Italiana, stesso attestato gli arriva dall'Anaf Associazione Nazionale Arte Fotografiche. Quale reporter realizza servizi per il quotidiano "il diario" sul terremoto del 1980, è inviato al seguito del contingente Italiano In Libano nella missione di pace nel novembre del 1983 dove conosce Oriana Fallaci . Per il quindicinale di attualità e storia locale "il Corso", nato nel 1988, e per diversi giornali ha intervistato e fotografato molti personaggi di spicco della vita Italiana: dal critico d'arte Antonello Trombadori al pittore Remo Brindisi.. ed inoltre: il Filosofo Massimo Cacciari, Pino Rauti, Giulio Andreotti, Gianfranco Fini, l'attore Giancalo Giannini , il Pasquale Squittieri e tanti altri. Sue mostre personali di Fotografia sono state organizzate a Sorrento, Bergamo, Brescia, Ancona, Caserta, Napoli. Ha lavorato per "Napoli Notte", "il Diario", "il Giornale di Caserta" ed attualmente collabora per le pagine culturali ed attualità del quotidiano Corriere di Caserta. Ha pubblicato per il Corriere di Caserta a puntate la storia di Terra di Lavoro durante il fascismo da cui ha tratto il Dvd "Antonio Ricciardelli racconta". sue pubblicazioni: Maestri del lavoro in camicia nera, ed. Rubbettino; Alvignano ed il suo Arciprete ed Pro loco Alvignano; Fascismo Casertano fatti e misfatti di misfatti e personaggi di una città in camicia nera ed. Cesaf Maestri del lavoro. ....

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